Quando il matrimonio è riconosciuto nullo

Quando il matrimonio è riconosciuto nullo

DIFRANCESCO GHERARDI

La litigiosità, in aumento nelle cause in genere, non è estranea nemmeno a quelle che si svolgono nelle aule che devono accertare l’eventuale nullità dei matrimoni. Lo ha sottolineato monsignor Sergio Casini nel discorso di apertura dell’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale Emiliano, il cui moderatore è l’arcivescovo metropolita di Modena– Nonantola e che esercita la giurisdizione anche sulle diocesi di Piacenza–Bobbio, Fidenza, Parma, Reggio Emilia–Guastalla, Carpi.

L’inaugurazione dell’anno giudiziario si è tenuta martedì mattina presso il Seminario, alla presenza dell’arcivescovo Castellucci, del vescovo di Carpi Francesco Cavina, del vescovo emerito di Forlì–Bertinoro Lino Pizzi e dell’arcivescovo emerito di Ravenna–Cervia Giuseppe Verucchi, oltre che del vicario giudiziale del Tribunale Flaminio (Bologna, Ferrara e Romagna) monsignor Massimo Mingardi, del prefetto Maria Patrizia Paba e del presidente del Tribunale civile Pasquale Liccardo. Don Sergio Casini, vicario giudiziale, ha espressamente parlato di «generale aumento della complessità delle cause, alle quali non è estranea, talvolta, l’accentuata litigiosità delle parti o quella mancanza di collaborazione che non aiuta, anzi allontana, l’accertamento della verità», un problema che incide sulla durata media delle cause stesse, 410 giorni. Lecause introdotte nel 2018 (complessivamente 97) sono in calo rispetto a quelle dell’anno precedente (115): Modena, con 28 cause rispetto alle 33 del 2017, è in linea con l’andamento generale. Dopo l’impennata che aveva portato al piccodi 220 cause entrate nel 2006 dalle sei diocesi, i numeri si stanno riallineando a quelli della prima metà degli anni ‘90. «Sarebbe un fatto molto positivo, se corrispondesse a una maggior tenuta delle unioni matrimoniali – ha commentato don Casini – ma tuttoindica che le cose stanno diversamente: è piuttosto il riflesso del diminuito numero dei matrimoni e della riluttanza, in caso di fallimento dell’unione, ad affidarsi al giudizio della Chiesa». D’altronde, come ha certificato una recente ricerca Eurostat,l’Italia è fanalino di coda nell’Unione Europea per numero di matrimoni, 3,2 ogni 1000 abitanti: peggio di noi solo la Slovenia con 3,1. Ma Francia (3,3) e Spagna (3,5) non sono molto lontane: occorre spostarsi al nord per trovare Regno Unito (4,4), Germania (5) e adest per superare la soglia di 6 o dei 7 matrimoni ogni 1000 abitanti, con Lettonia, Lituania e Romania. Se le ragioni economiche non sono secondarie nell’affanno dell’istituto matrimoniale, le aspettative erronee e la scarsa consapevolezza risaltano come fattori evidenti di crisi. Non a caso, le maggiori ragioni di nullità si confermano il difetto di giudizio, la negazione dell’indissolubilità e l’esclusione della prole, seguiti dall’incapacità psichica di assumere oneri. A questi temi si è ricollegata la prolusione di Vincenzo Pacillo, ordinario di Diritto canonico e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Modena e Reggio, dal titolo Amicizia e Diritto canonico. L’intervento di Pacillo ha preso il largo dalla concezione aristotelica dell’amicizia, abbordando la dialettica amico/nemico in Carl Schmitt, per illustrare il contributo della teologia cattolica al rapporto fra amicizia e diritto. L’amicizia è anche uno strumento di misericordia e Pacillo ha ricordato come essa rientri, nella forma più alta, nel rapporto fra marito e moglie in relazione al perseguimento del bene del coniuge e dell’educazione della prole.

nozze in crisi

Meno cause rispetto al 2017, ma aumenta la litigiosità Il vicario giudiziale:«È il riflesso del calo delle unioni matrimoniali, oltre che della riluttanza, in caso di fallimento, ad affidarsi al giudizio della Chiesa»

A sinistra, l’avvocato Vincenzo Pacillo in primo piano, alla sua destra il vescovo don Erio Castellucci e don Sergio Casini, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico A destra, l’aula magna del Seminario gremita